La guerra e le false notizie. Ricordi (1914-15) e riflessioni (1921) (Fazi) by Marc Bloch

La guerra e le false notizie. Ricordi (1914-15) e riflessioni (1921) (Fazi) by Marc Bloch

autore:Marc Bloch [Bloch, Marc]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2014-09-17T22:00:00+00:00


VI

Così, dal 10 agosto 1914 al 5 gennaio 1915, ho passato una vita completamente diversa dal solito, una vita barbara, violenta, spesso pittoresca, spesso anche di una cupa monotonia, con parti comiche e parti crudelmente tragiche. In cinque mesi di guerra, chi non accumulerebbe una ricca messe di esperienze?

Come tutti, ho constatato l’estrema insufficienza della nostra preparazione materiale e del nostro insegnamento militare. Nella Gruerie ho steso filo di ferro non spinato, ho visto la mia trincea sommersa di bombe alle quali non potevamo rispondere se non a colpi di fucile, ho fatto scavare la terra con attrezzi portatili e ho giocato d’astuzia con i miei colleghi per procurare alla mia sezione attrezzi regolari. Ho visto – ahimè!, fino alla fine – l’inadeguatezza della nostra linea telefonica ostacolare il collegamento con l’artiglieria. Solo l’esperienza mi ha insegnato – e senza dubbio in modo molto imperfetto – a costruire fortificazioni. Riflettendo in seguito su quello che avevamo fatto durante i primi mesi di guerra, ho capito che su questo punto il genio non ne sapeva più di noi. Davanti a Larzicourt, i nostri ufficiali non avevano forse costruito per il nostro comandante di battaglione un rifugio, sapientemente mimetizzato in un campo di cavoli, ma privo di camminamenti nascosti per comunicare con le posizioni di prima linea? Di modo che, in caso di attacco, il nostro sfortunato comandante, dopo aver fatto uccidere tutti i suoi furieri incaricati di portare gli ordini alle compagnie, sarebbe stato costretto ad assistere come spettatore impotente al combattimento che avrebbe dovuto dirigere. Ho visto i progressi delinearsi lentamente, con difficoltà, ma anche con sicurezza. Nel mese di dicembre avevamo filo spinato e cavalli di frisia da non saper più che farcene. Ho sentito la voce della nostra artiglieria, debolissima e rara durante il nostro primo soggiorno alla Gruerie, crescere a poco a poco fino al punto di dominare il frastuono dei cannoni nemici.

Ho conosciuto, ma soprattutto all’inizio della campagna, negligenze incresciose. Quando eravamo di guardia alle trincee presso Thonne-la-Long, non sapevamo assolutamente ciò che c’era davanti a noi. Un giorno credemmo di essere a contatto col nemico, quando ancora eravamo coperti dagli avamposti francesi. A Han-lès-Juvigny ricevemmo con parecchie ore di ritardo l’ordine di partenza. A Larzicourt lavoravamo sotto la sorveglianza del genio; il primo giorno facemmo non poca fatica per scavare trincee che, essendo visibili da molto lontano, avrebbero offerto all’artiglieria nemica un preziosissimo punto di riferimento; il giorno dopo il capitano del genio che alloggiava nel villaggio esaminò la nostra opera, la giudicò, a ragione, pessima, e ce la fece rifare; se fosse venuto sin dal giorno prima a dirigere la nostra inesperienza ci avrebbe risparmiato pesanti fatiche e lo scoraggiamento che nasce dallo sforzo inutile. Uno dei miei uomini, mastro carpentiere in un paese dell’Île-de-France, mi disse: «Se facessi lavorare così, sarei subito costretto a chiudere bottega». Non aveva forse ragione?

Non sempre sono stato contento di tutti gli ufficiali. Talvolta li ho trovati poco attenti al benessere dei loro soldati, troppo ignoranti della vita materiale degli uomini e troppo poco desiderosi di conoscerla.



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